Dalla tazza del cesso sulla quale mi trovo vengo bombardato da centinaia di post inneggianti al genio di Zarocalcare. “Genio” “assolutamente geniale” “malinconicamente geniale” ….e vabbè.

Subliminalmente eccitato da questi post decido di guardarlo, senza conoscerlo, senza sapere chi sia, da perfetto sconosciuto come credo la maggior parte delle persone che hanno apprezzato l’opera.
Sì però adesso state calmi perché come al solito il problema non è zero calcare, ne i Maneskin, ne la terra piatta. Ma sono i commenti delle Jenti.
Prima vi elenco le cose positive: divertente, simpatico, ironico, sagace, storicamente inquadrabile con il periodo che il sottoscritto ha vissuto, belle animazioni, bella l’idea di una sola voce per i personaggi, fantastica la partecipazione di Valerio Mastrandrea.
Vi dico subito perché non mi piace questo tipo di “prodotto” troppa romanità invasiva che per quanto possa essere dialettalmente divertente, dopo un po’ scassa la minchia. Il napoletano è un accento meno arrogante del romano, il milanese lasciamolo proprio perdere, il pugliese e il siciliano hanno suoni talmente dolci e inconfondibili, che difficilmente stancano all’ascolto.
Il romanesco no. Dopo un po’ rompe il cazzo, specialmente se parlato male apposta per darsi un tono da borgata “noi semo romani e semo più belli de tutti”. Dopo un po’ diventa insopportabile. Divertente ma insopportabile
E poi arriva la nota dolente: l’autoreferenzialismo.
Come se ognuno di noi non avesse vissuto una vita, come se dovessimo sempre apprezzare le storie sulla vita di altre persone (e spesso sono gli autori stessi), come se la vita degli altri fosse sempre “la mejo” rispetto alla nostra.
Se ognuno di noi avesse la capacità di trascrivere la propria vita in un opera artistica a questo punto che valore avrebbe l’arte? Nessuno, semplicemente perché è più facile parlare di se stessi piuttosto che inventare qualcosa di nuovo ed originale.
E allora ecco che arriva l’utilizzo ti tecniche empaticche e narrative: raccontare la propria ansia giovanile (chi di noi non l’ha provata o la sta provando in questo momento), raccontare episodi di vita vissuta in stile romanzo pulp, citare cose che sicuramente tanti coetanei hanno visto ecc….
La mia ANALISI non è una CRITICA, ma semplicemente cerco di portare a galla i motivi di tanto successo, meritato, ma senza scomodare il termine Genio, abusato e non rappresentativo. Saper scrivere/disegnare è un mestiere, chi lo sa fare sa come attirare attenzione sulla storia, infarcendola di elementi socialmente comuni.
Una serie molto bella da guardare, ma al terzo episodio mi si sono gonfiate le gonadi ed ho ripiegato su Rick e Morty. Geniali.
CONCORDO in pieno con l’analisi.
Sino a qualche giorno fa avevo una migliore considerazione di Zerocalcare, ma avevo realmente letto solo “La profezia..”.
Ho aperto pochi giorni fa “Macerie prime” per rigettarlo dopo una ventina di pagine: insopportabile!